Autonomia Siciliana : Cosa c'è e cosa non è stato rispettato

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Caio Logero
00venerdì 15 settembre 2006 12:07
L'Autonomia Siciliana fu stipulata tra il Parlamento Siciliano separatista del '47 , esponenti del MIS (Canepa, Gallo, Finocchiaro), e il governo prima Badogliano e poi del CLN e Re Umberto II di Savoia prima dell'esilio.
La Sicilia doveva essere confederata e non unita all'Italia secondo il patto.
Ma ecco che illustro i punto non rispettati dopo la loro applicazione:

*1946, era stato concepito come un rapporto di pari dignità tra Stato e Regione, ma questo rapporto si è incrinato.

*Nel 1957 è stata soppressa l'Alta corte di Giustizia per la Sicilia, prevista dagli articoli 24,25,26,27,28,29 e 30 dello Statuto Siciliano del'46, e facendola fagocitare dalla Corte costituzionale italiana con uno stratagemma perchè non sostituirono più i membri dell'Alta corte siciliana che venivano a mancare (morte, dimissioni, trasferimenti).
In questo modo poterono in silenzio eliminare un pezzo di autonomia siciliana senza andare contro al furor di popolo e all'opinione pubblica.

*Nel 1989 la Corte Costituzione con un analogo procedimento eliminò anche anche il "commissario del Governo presso la Regione Siciliana" previsto dallo statuto regionale coll'articolo 27, che aveva potere di opporsi all'attuazione delle leggi e regolamenti statali in Sicilia.

*Nel 1970, aveva già tolto lo stesso potere d'impugnativa, lo stesso potere di opporsi a questi provvedimenti statali al presidente della Regione Siciliana, come previsto dall'articolo 30 dello statuto.

*A differenza delle restanti regioni quella dell'isola si chiama "Regione Siciliana", anzi di regione Piemonte, regione Lazio ecc... ed era una sua preorogativa. Attualmente però questa prerogativa è spesso venuta meno.

Qua invece illustriamo i punti che non sono mai stati che applicati:

*Articolo 15, che prevedeva l'abolizione delle province e dei prefetti in Sicilia, e la loro sostituzioni con "consorzi di liberi comuni".

*Articolo 31, che dichiarava il presidente della Regione Siciliana capo della polizia di Stato nella regione; e che prevedeva l'istituzione di speciali corpi di polizia amministrativa nell'ambito della regione (una polizia siciliana).

*Articolo 40, che prevedeva l'istituzione presso il Banco di Sicilia di Palermo di una camera di compensazione "allo scopo di destinare ai bisogni della regione le valute estere provenienti dalle esportazioni siciliane, dalle rimesse degli emigranti, dal turismo, e dal rincavo dei noli di navi iscritte nei compratimenti siciliani".

*Articolo 41, che autorizzava il governo regionale ad emettere prestiti interni.

*Articolo 21, che disponeva la partecipazione, con rango di ministro e voto deliberativo (!!!!), del presidente della Regione Siciliana al Consiglio dei Ministri, per le questioni che riguardavano la Sicilia.

La mancata attuazione di queste precise norme statutarie ha provocato incalcolabili danni, materiali emorali, alla Sicilia; ma il popolo sicilia, come sempre nella storia fin da quando Cicerone ci definì "una razza intelligente, diffidente e dotata di umorismi, il popolo siciliano ha reagito con spirito e senza disperarsi, con l'umanissima massima del "futtitinni"!.

Ma la cosa più grave che a questo stato di colonialismo che siamo costretti a subire NOI SICILIANI,
da parte dello STATO ITALIANO, la classe dirigente siciliana, arrufianata, attratta da dalle prospettive regalategli dall'alto nord, si dimentica della sicilia e non è più capace di fare valre i nostri diritti.

E si vede sopratutto in questi due articolo della Regione Speciale Siciliana non applicati:

*Articolo 38, dello Statuto speciale per la Sicilia prevedeva infatti un "Fondo di solidarietà nazionale", recitando testualmente:" Lo Stato verserà annualmente, a titolo di solidarietà nazionale, una somma da impiegarsi, in base ad un piano economico, nell'esecuzione di lavori pubblici", e disponendo una revisione quinquennale della somma du cui sopra.
Per l'assolura incapacità regionale a far valere i diritti acquisti, l'articolo 38 si è risolto in una burletta, perchè dapprima il contributo, d circa mille miliardi annui, è stato ristreto, e poi è del tutto scomparso; la Regione Siciliana deve chiedere prestiti all'estero per fare quadrare i suoi bilanci, come ha dimostrato l'economista siciliano Carlo Alberta Tregua nel suo saggio critico Statuto Sicliano: un tradimento durato cinquant'anni (1996). E si badi: non si tratta di soldi italiani, come piace farneticarre a Bossi e ai suoi fanatici ed ignoranti seguaci, ma di soldi pagati dai contribuienti siciliani, che venivano resituiti alla Sicilia come "Fondo di solidaerietà Siciliana". (nota mia: la Siclia dunque è costretta a pagare per i servizi che da regione speciale sono a suo carico, ma però i contribuenti per tali servizi che lei offre e non lo stati italiano li deve pagare lo stesso!!)

*Articolo 14, quando a questo articolo dello statuto regionale che dispone la la legislazione esclusiva della Regione nel campo della istruzione elementare, la repsonasiblità della classe politica siciliana è ancora più grave, perchè nonostante i reiterati appelli del sen. Giuseppe Alessi e di Santi Correnti(n.b.: c'è scritto sottoscritto, ma ho dovuto revisionare l'intero testo), nonostante qualche sporadico tentativo parlamentare (come quelli di legge di S. Fleres e N.Strano e poi di Cristaldi, Briguglio, Granata e Virga), non è stato fatto nulla.
Ed a differenza delle altre regioni a statuto speciale alla scuola dell'obbligo dopo cinquat'anni e più non viene ancora insegnata nessuna lezione sulla cultura o storia siciliana, a differenza di altre regioni che lo fanno dal 1958 (sic!!!!).
(nota mia: E' per questo che nei siciliani, che della loro isola conoscono l'aspetto regalatagli dai mass media e dall'ignoranza, questi buoni isolani sono afflitti dal fatalismo e dall'essere convinti di essere afflitti da un male incurabile. Dunque la colpa è sia della nostra classe dirigente, ma anche del colonialismo dell'italia per la nostra regione siciliana).
Per questo l'autonomia siciliana è un bilancio fallimentare, un fallimento durato cinquant'anni...
(testo revisionato, riscritto e adattato da me medesimo da un libro di Santi Correnti, "Storia della Sicilia".)

A questo punto, da buon siciliano quale sono, volevo prendere alcune piccole affermazioni:

1)Che da notare come lo statuto stesso a cinquant'anni dalla sua prumulgazione si sia ridotta ad una validità inferiore di quelle delle regioni italiane a statuto ordinario.

2)Che moltissimi politici si accorsero del colonialismo operato primo dai Savoia, poi dai Fascisti che operarono una durissima repressione verso la MAFIA rafforzandola involontariamente, delle bugie repubblicane al MIS e all'autonomia siciliana, e aquel tradimento che dura da mezzo secolo verso la sicilia.

3)Infine di una frase cinica di Mussolini con cui voglio concludere il discorso, data dal DVCE quando gli rimbroverarono dello stato di degrado e abbandono della Sicilia: "La Sicilia? Ma io l'ho data a De Bono!"

De Bono all'epoca era Ministro delle Colonie... e con questo ho detto tutto.

Caio Logero
MarsUltoris
00venerdì 15 settembre 2006 12:19
Come dico io:"C'è da mettersi le mani nei capelli e piangere..."
Caio Logero
00venerdì 15 settembre 2006 12:21
Re:

Scritto da: MarsUltoris 15/09/2006 12.19
Come dico io:"C'è da mettersi le mani nei capelli e piangere..."



Basta con questa rassegnazione e fatalismo per Dio!!! Reagiamo a questo stato di cose!
Pius Augustus
00venerdì 15 settembre 2006 14:02
Una cosa c'è da dire.Questo statuto fu firmato da uno stato appena sconfitto in guerra e che ancora non era sicuro di mantenere il suo territorio nazionale intatto,e temeva quindi la secessione di Sicilia e Sardegna.Quando poi il pericolo rientrò -io credo che questo pericolo non ci fu mai,perchè le isole non erano in grado di sopravvivere da sole- lo stato si rimangiò tutto.
è una dinamica storica consolidata,specialmente in italia.
Ad onore degli italiani va ricordato che l'italia uscì dalla più catastrofica delle sconfitte unita,ma questo non fa dimenticare il tradimento che in effetti ci fu verso il sud.
Caio Logero
00venerdì 29 settembre 2006 18:58
Re:

Scritto da: Pius Augustus 15/09/2006 14.02
Una cosa c'è da dire.Questo statuto fu firmato da uno stato appena sconfitto in guerra e che ancora non era sicuro di mantenere il suo territorio nazionale intatto,e temeva quindi la secessione di Sicilia e Sardegna.Quando poi il pericolo rientrò -io credo che questo pericolo non ci fu mai,perchè le isole non erano in grado di sopravvivere da sole- lo stato si rimangiò tutto.
è una dinamica storica consolidata,specialmente in italia.
Ad onore degli italiani va ricordato che l'italia uscì dalla più catastrofica delle sconfitte unita,ma questo non fa dimenticare il tradimento che in effetti ci fu verso il sud.



Una mossa vergognosa dello Stato.
Mario Turri
00sabato 30 settembre 2006 15:29
E' assolutamente ingiusto il tradimento commesso dall'Italia verso la Sicilia. Peccato che la classe politica siciliana sia generata dai tempi del grande Turri.
Peccato davvero....



Archimede91
00lunedì 9 ottobre 2006 19:32
E GIA'
Credo che su quanto detto siamo tutti d'accordo-come mai? [SM=g27990]
E gia... come scritto ne Il gattopardo (Tomasi di Lampedusa)e anche ne I vecchi e i giovani di Pirandello Luigi la Sicila non era sviluppata a quei tempi e l'Italia sembrava un'ancora di salvezza in quanto ad economia ma [SM=g28004] la società Siciliana fu stravolta prima dall'eliminazione della banca siciliana e secondo dall'imposizione nella conquista del territorio siciliano da parte dei piemontesi (con la grande spedizione di Garibaldi) ma l'Italia tradì la Sicilia sul fatto che decideva tutto lo stato Italiano come se la sicilia fosse un territorio dal quale prelevare soldati da mandare alla frontiera.

In realtà nelle opere prima elencate viene detto che i siciliani erano felici di essere sotto il controllo dei feudatari ... non c'erano più problemi (anche se comunque arretrati) e poi ogni feudatario assicurava il meglio per i propri sudditi dovuto da un mania di egocentrismo e concorrenza fra feudi.
Pius Augustus
00martedì 10 ottobre 2006 12:06
Il meglio ai propri sudditi? conoscte la situazione dei braccianti siciliani in quel periodo?
Caio Logero
00martedì 10 ottobre 2006 15:23
Re: E GIA'

Scritto da: Archimede91 09/10/2006 19.32
Credo che su quanto detto siamo tutti d'accordo-come mai? [SM=g27990]
E gia... come scritto ne Il gattopardo (Tomasi di Lampedusa)e anche ne I vecchi e i giovani di Pirandello Luigi la Sicila non era sviluppata a quei tempi e l'Italia sembrava un'ancora di salvezza in quanto ad economia ma [SM=g28004] la società Siciliana fu stravolta prima dall'eliminazione della banca siciliana e secondo dall'imposizione nella conquista del territorio siciliano da parte dei piemontesi (con la grande spedizione di Garibaldi) ma l'Italia tradì la Sicilia sul fatto che decideva tutto lo stato Italiano come se la sicilia fosse un territorio dal quale prelevare soldati da mandare alla frontiera.

In realtà nelle opere prima elencate viene detto che i siciliani erano felici di essere sotto il controllo dei feudatari ... non c'erano più problemi (anche se comunque arretrati) e poi ogni feudatario assicurava il meglio per i propri sudditi dovuto da un mania di egocentrismo e concorrenza fra feudi.



Ne il Gattopardo ne I giovani e i vecchi descrivono con accuratezza il periodo preso ad esame. C'è da valutare molteplici fattori, e non farla semplice come la fai tu.... innanzitutto non c'era il feudatario e il suddito, bensì una classe baronale che dominava le campagne, le zone demaniali con la classe dirigente, poi una piccola borghesia e una massa contadina.
Ma c'erano alcune industrie, esistevano minieri e commerci, quello marittimo funzionava anche se non troppo bene, poi c'è da dire che se da una parte annientavano la cultura del popolo siciliano, un tempo tra i più colti d'europa, i borboni avevano un sistema di tassazione leggero e agile che permetteva ai contadini di non "morire" alla dura tassazione, come quella tipicamente sabauda che ridurrà al limite il popolo siciliano.
Ma certamente lo stesso popolo siciliano non stava al meglio, e c'è da dire, e che spesso era intollerante verso la classi baronali, come dimostrano le diverse e sanguinarie sommosse.
Poi c'è da dire che l'occasione data da Garibaldi era quella di liberarsi dagli odiati napoletano, in un epoca in cui il nazionalismo siciliano era arrivato al limite massimo.... invece si ritrovarono l'Italia, forse un immaggine di uno stato che racchiudesse tutte queste realtà e ridasse importanza alla Sicilia.... gli eventi che succedettero dimostrarono tutto il contrario, un lento colonialismo italiano che finì per annientare la società siciliana e che l'ha fatta regredire come in tutte le colonie di questo mondo.... vantaggi da una parte, parecchi svantaggi dall'altra.

*gentilmente, sarebbe preferibile che intervieni in questi argomenti, anzi di andare in altri argomenti, seppure simili...
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