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    Caio Logero
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    00 10/08/2006 16:44
    De Populare



    L'ideologia popularum è una nuova concezione di politica, che si differenzia dalle altre ideologie, costituendo una nuova ideologia.
    Innanzi tutto non si accosta alla politica del Fascismo, pur essendo un movimento nazionalista, né si accosta al Comunismo, in quando, pur essendo vicino al popolo, il modo di accostarsi al popolo di cui si sente parte è diverso.
    Il popularis non è ideologicamente schierato, ne a destra ne a sinistra, in quando crede che lo schierarsi in parti conduca alla frammentazione della realtà politica, oltre al fatto che queste divisioni che originariamente erano il modo convenzionale di raggiungere obbiettivi con diverse angolature è divenuto qualcosa che disturba la visione completa frapponendo ad degli obbiettivi delle barriere ideologiche.
    Dunque il popularis come già detto non può essere schierato in quando il suo unico obbiettivo è il rafforzamento, il miglioramento e la conservazione della società attraverso non degli stravolgimenti, bensì attraverso riforme che guardino al passato per potere andare tranquillamente verso il futuro.
    Il popularis è per il bene del popolo che lui concepisce come il bene della forma che il popolo spontaneamente forma, ossia lo stato che deve rappresentare il massimo bene del popolo. Eppure comprende che essendo la massa instabile il ruolo dello stato è quello di fare da giudice garante della stabilità e del bene del popolo, senza lasciarsi condizionare dal populismo. Dunque il popularis non è un arrufapopolo, ne un agitatore di folle.
    Il popularis per il bene del popolo, dunque dello stato, è al completo servizio di quest'ultimo. Proprio per questo motivo il popularis è al totale servizio della Patria, un servizio costante, fatto di reciproca fedeltà e lealtà, dove non c'è posto per tradimenti ed interessi personali.
    Noi populares serviamo dunque la Patria, dunque siamo al servizio di quello che noi consideriamo una virtù, ossia l'amor patrio, l'amore incondizionato per la terra dei padri, del proprio onore che deve corrispondere con quello della patria.
    Proprio per quest’asservimento alla terra dei padri, all'onore della patria, noi populares siamo fermamente convinti che l'Italia è frutto dell'eredità dei nostri padri, considerandoci figli di Roma ed eredi del suo impero.
    Né per questo disconosciamo le realtà regionali in quando noi siamo convinti che la tradizione è qualcosa di basilare per la realtà di un popolo, in quando ne rappresenta ogni parte e membro. Nell'età romana le genti avevano una doppia patria, una delle quali era Roma, dunque per noi ciò può essere applicato sia alla realtà locale che a quel impero che unì e creò l'Europa, facendo un'unica patria di genti diverse. L'Italia per noi è l'origine e ciò che resta dell'impero romano.
    Il popularis come già detto è fedele custode delle tradizioni, considerandole un immenso bene che rappresenta l'orgoglio e l'identità della patria, tradizioni che devono essere considerate in modo ampio, dalle tradizioni culturali a quelle militari, come quella della disciplina.
    Per queste ragioni, per l'amore e l'attaccamento alla Patria, per il suo popolo e alle sue tradizioni, il popularis può arrivare nella pratica a dichiararsi uomo di destra, in quando conservatore delle tradizioni e della società, oltre a essere un nazionalista convinto.
    Ma guardarlo solo in questa ottica significa rifiutare a osservare anche quella parte che spinge a migliorare la società attraverso le riforme, da lui considerate il medito per migliorare e cambiare la parte marcia della società senza doverla stravolgere attraverso mutamenti e rivoluzioni, continuando comunque nella sua opera di custode della vera libertà. Il popularis, infatti, considera per possedere la libertà non quella che spinge alla libertà assoluta e incondizionato, che non è vera libertà bensì offesa e autodistruzione, in quando sa che spesso l'uomo, intriso di egoismo e violenza, è come un animale costretto a guardare a terra disdegnando gli altri che pensa esclusivamente al suo ventre.
    Il popularis infatti è concorde con Platone che esortava a non concedere eccessiva libertà al popolo in quando questo è ingordo di quel vino che rende ebbri che è la liberta, e avrebbe continuato a chiedere fino " a chiamare tiranno il coppiere" che gli aveva dato tanta libertà, ossia lo stato.
    Dunque il popularis è sostanzialmente un nazionalista conservatore incline al riformismo, pur nella sua contraddizione. Il popularis è convinto che nella democrazia sta l'unica possibilità d’espressione, ma è ancor più convinto che nelle leggi custodi e nella presenza di figure che le garantiscono siano il modo per dare una stabilità e garanzia alla libertà.
    Inoltre il popularis non ama l'associazione in partiti in quando massificante e spesso usata per creare un'oppressione di partitocrazia, eppure dovendosi rispecchiare nella realtà e nelle leggi attuale forma l'organizzazione in partito.


    Quello che con poche parole abbiamo descritto è l'ideologia più pura, ma bisogna analizzare cosa per cosa per capire meglio l'ideologia popularum e tutti i suoi obbiettivi, in quando in realtà il popularis presi quei punti che considera fondamentali nella vita è un personaggio pragmatista che cerca di conciliare la propria ideologia alla politica reale, senza in realtà tradirla, come dimostra l'organizzarsi in partito.
    Ma per meglio comprendere un popularis bisogna andarlo a interrogare nelle intenzioni argomento per argomento.
    Il popularis non è razzista, in quando non crede nella superiorità di una razza piuttosto ad un altra, ma ne crede l'esistenza in quando prodotto di un processo storico-geografico.
    In quando ne vede l'esistenza è dunque nazionalista ed inoltre come già detto è custode della società e delle tradizioni, il popularis cerca di difendere l'esistenza della razza a cui appartiene.
    Il popularis preso nella discussione della ingerenza della Chiesa negli affari dello stato è incline a pronunciarsi nella formula di "libera Chiesa, in libero Stato", in quando per lui la Chiesa può si arrogarsi il diritto di difendere i valori morali, ma non può ingerirsi negli affari temporali e politici, limitandosi di parlare alle coscienze. Aggiungiamo una piccola nota, in quando appoggiamo la chiesa nella lotta al cosiddetto Satanismo, che non consideriamo una fede, bensì setta interna del Cristianesimo votata alla distruzione della società, dunque nemica sia degli interessi dello stato e della Chiesa, che qui coincidono perfettamente.
    Il popularis inoltre rispetta ogni fede religione, anche se predilige quella del proprio stato d'origine, che in questo caso è quella cristiana, che ha suo giudizio è uno degli elementi comuni dell'Europa. Ma naturalmente non è ne condizionato, ne dipendente da questa fede.
    In ogni caso il popularis si sente la assolutamente concorde con la carta dei diritti dell'uomo e difende sempre e in ogni caso il valore della vita.

    In ogni caso affronteremo l'ideologia popularis attraverso argomentazioni ancora più pragmatiche e applicabili al caso italiano odierno nei seguenti argomenti: Politica Interna, Situazione Politica ed Economica attuale, Difesa, Politica Estera, Unione Europea, Ruolo dell'Italia, Terrorismo, Immigrazione, Rapporti Emigrati Italiani all'Estero, Regionalismi, Sanità ed Istruzione. Poi continueremo con l'ideologia.

    Politica Interna.

    Per quando riguarda la politica interna dell'Italia il movimento popularis capisce che le vicende della seconda Repubblica sono giunte in una determinata situazione di pre-crisi dopo nemmeno quindici anni dalla caduta della prima Repubblica dopo Tangentopoli.
    Innanzitutto la prima cosa da dire è che per la visione popularum l'efficenza della burocrazia sta una delle principali battaglie da intraprendere.
    Innanzi tutto per velocizzare i vari processi della vita statale italiana, poi anche per rendere una retribuzione minore ma che garantisce una maggiore efficenza, in quando l'attuale situazione di una massa numerosa e rumorosa, spesso inefficienze, oltre a rallentare le procedure, le rendono spesso inefficaci, infine chiede un costo considerevole ma inutile, uno spreco.
    Dopo la riduzione della burocrazia, bisogna costituire commissioni permanenti anti-corruzione, di controllo dell'efficenza anche finanziaria, con ampi poteri e sopratutto costituiti da gente proveniente fuori dalla politica e caratterizzata da un alta preparazione ed esperienza di settore. Inoltre i capi delle commissioni devono essere ritenuti responsabili in caso di errori e loro stessi potranno farlo con i loro dipendenti, con pesanti punizioni e anche premi pecuniari per i "veri" risultati positivi che li inducono a non cedere davanti a corruzione ed interessi personali. Infine riguardo ai premi, bisogna incominciare a controllare questi cosiddetti "premi" per i dipendenti statali, spesso eccessivi e mal distribuiti tra gli stessi dipendenti e le varie regioni. Favorire in ogni modo la meritocrazia cercando di premiare anche con promozioni i meritevoli, valutati da commissioni imparziali.
    Bisogna anche controllare che a livello politico, personaggi che già hanno assunto incarichi non n’assumano troppi alti.
    A questo punto bisogna anche toccare la questione parlamento riducendo il numero dei parlamentari di un terzo sempre in nome di quella efficenza che può garantire un maggiore efficenza, oltre a ridurre notevolmente i servizi ed effetti collegati ai parlamentari come servizio loro offerto dallo stato. Lo stipendio dei parlamentari deve essere ridotto di due terzi, tornando ad essere un compenso piuttosto che una retribuzione per una professione che quella parlamentare non è.
    Infine al controllo statale delle regioni vogliamo esprimerci che siamo propensi alla creazione di un doppio sistema d’amministrazione, uno molto ampio locale e un più ristretto statale con figure e commisioni garanti che evitare ogni spreco e manovra sbagliata della situazione locale.
    Concedere dunque a tutte le regioni ampissime autonomie mentre lo stato ridurrà il personale a suo carico, conservando le proprie prerogative con speciali interventi statali, ma limitandosi abitualmente a supervisionare la situazione con commisioni ridotte sotto il controllo di un governatore.
    Infine eleggere un'assemblea costituente che riformi la costituzione adattandola senza stravolgerla vanamente come, molti hanno tentato di fare, in modo di adattarla alla situazione attuale.
    Riguardo alla disoccupazione potrebbe essere una soluzione una serie di lavori pubblici come quelli del New Deal, che darebbe un lavoro ad una massa di disoccupati attraverso la ricostituzione degli uffici di collocazione.

    Situazione Politica ed Economica attuale

    Il movimento popularis nasce anche come risposta all'enorme crisi ideologica, politica ed economica attuale, evento in politica obbligato e nato dalla crisi dell'URSS e in Italia del troppo lungo strapotere della DC nel tempo, anche se rinviato con la seconda Repubblica che ha segnato la vittoria del populismo, con partiti senza ideologia come Forza Italia.
    Eppure, dopo questa esperienza del populismo e della presenza di partiti non ideologizzati, sentiamo che la corruzione e l'ipocrisia non ha smesso di galoppare.
    Dunque nasciamo noi, movimento votato alla conciliazione più che alla frammentazione della realtà italiana, ma anche fornito di una ideologia, quindi che si può anche sviluppare in alta politica.
    La situazione economica locale è dettata da una serie di eventi che hanno spostato il centro gravitante delle regioni industriali dalle regioni sviluppate a quelle meno sviluppate, dove vi è una grande presenza di manodopera economica.
    Inoltre siamo anche giunti in una situazione di ristagnazione dovuta oltre ad errori anche al naturale ciclo dell'economia dopo una lunga situazione di prosperità e lo spostamento della ricchezza.
    Ma cosa può dire a riguardo la visione popularis per l'attuale situazione politica ed economica?
    Innanzi tutto combattere in ogni modo possibile la partitocrazia e cercare di depoliticizzare settori sopratutto economici per evitare scelte dettate più dalla logica politica e di partito che economica-finanziaria, oltre che nel governo anche nelle amministrazioni locali, specialmente colpevoli di enormi buchi di bilancio che oltre a danneggiare le casse locali e statali dopo, danneggiano gravemente una fetta dell'economia.
    Infine riguardo alla situazione economica italiana una serie di accordi commerciali con altri stati, specie verso i paesi mediterraneo, e sopratutto lo sviluppo dell'artigianato e del turismo potrebbero per noi essere buone fonti di reddito.

    Difesa.

    Per quando riguarda la difesa siamo propensi che è necessario un generale rinnovamento dell'esercito italiano, con la costituzione d’unità specializzate nel controllo delle frontiere in modo di evitare l'entrata in Italia di merci o armi illegali.
    Inoltre al generale rinnovamento, pensiamo che bisognerebbe aumentare come in ogni settore i finanziamenti agli istituti di ricerca, oltre ad una più efficiente unione e cooperazione tra i vari settori e istituti.
    Il rinnovamento deve inoltre colpire specialmente al totale rimodernamento delle strutture, e al rafforzamento qualitativo della flotta italiana, che è un’ottima arma dell'esercito italiano e delle forze aree.
    Inoltre pensiamo che l'utilizzo dell'esercito italiano nelle missioni di pace all'estere può essere un ottima possibilità di fare esperienza per l'esercito.

    Politica Estera.

    Riteniamo che il ruolo dell'Italia all'estero sia insignificante, ma parleremo dopo di ciò, ma per adesso chiariremo alcune manovre considerate da noi fondamentali.
    Innanzi tutto è a propensi a pensare che l'Italia deve chiedere l'uscita dalla struttura della NATO, in quando scomparso l'obbiettivo e l'avversario originario non ne è più giustificata l'esistenza, se non come comando militare U.S.A. sui paesi aderenti.
    Inoltre bisogna incominciare a staccarsi dalla politica estera della Casa Bianca in, quando ormai è a tutti ben visibile che l'america ha assunto un ruolo di super-partes, che nonostante tutte le varie pretese come la guerra preventiva, le permettono di fare guerra violando la sovranità di uno stato, come la guerra in Iraq, per la presenza di una dittatura forse ostile ma non in guerra con gli U.S.A. stessi. E ciò è inaccettabile, in quando la guerra oggigiorno dopo i motivi iniziali adesso viene pubblicizzata come una lotta per la democrazia, ma ciò viola la sovranità di uno stato, oltre al fatto che molte sono le dittature anche molto violente appoggiate dalla democratissima America.
    Per l'Italia pensiamo sia importante affermare una propria linea politica, rifiutando a quel ruolo di "protettorato" che ormai abbiamo nei confronti degli USA.
    Inoltre bisogna spingere ad una profonda contestazione dell'ONU, divenuto spesso un organismo corrotto, e spingere a riguardo per la creazione di un nuovo organismo più equo. Inoltre è inaccettabile il fatto che nel consiglio di sicurezza siano presenti quei paesi vincitori del secondo conflitto dopo che è passato oltre mezzo secolo dall'ultima guerra, dunque è inaccettabile l'esclusione dell'Italia da tale consiglio di sicurezza.
    Infatti con la creazione dell'Unione Europea è normale che si crei un seggio che sostituisca Regno Unito e Francia, in pratica la formazione di un seggio unico che rappresenti tutta l'Europa, perchè altrimenti è altrettanto lecito chiedere l'appartenenze dell'Italia al consiglio di sicurezza.
    Questo ci porta direttamente alla questione dell'UE.

    Unione Europea.

    Noi populares riteniamo che l'Unione Europea sia la possibilità di unire nuovamente l'Europa in un nuovo stato, una nuova forza capace di riequilibrare le potenze mondiali, costituendo una forte potenza capace di andare a pareggiare la strapotenza USA e di potersi confrontare con più efficacia alla nascita di nuove potenze come quella della Cina, oltre ad altre potenze più vecchie come Giappone e un po' in crisi come la Russia.
    Infatti, il vecchio continente si sta riducendo a fanalino di coda del treno mondiale dove gli attuali equilibri sono in fermentazione e in movimento.
    Ma per creare una nuova e potente nazione di popolo europei federati riteniamo sia importante costituire una cultura comune, costruire l'Europa in una base, favorendo le somiglianze.
    Per noi il continuo allargamento dell'Unione è un errore in quando destabilizza sotto diversi punti anche economici l'intero apparato dell'UE, riducendolo soltanto ad un unione economica e dunque non creando ne una nuova potenza, ma forse anche favorendo il rafforzamento di altri paesi su altri.
    Dunque o si procede con il costruirla e non solo continuarla ad allargarla e costituire solo accordi economici, o si esce da questa creazione fittizia che limita le possibilità di manovra dello stato italiano per un apparato senza futuro che già ci ha impegnati con l'unione monetaria.
    In conclusione o si decide di farla quest’Europa o è meglio svincolarci da quest’impegno, permettendoci di assumere una nuova posizione.

    Ruolo dell'Italia.

    Il ruolo dell'Italia nel contesto mondiale al giorno d'oggi è in netto declino anche dal punto di vista economico.
    Nella seconda parte del novecento l'Italia aveva assunto un ruolo d’amalgamazione con la politica statunitense, della NATO e dell'Europa in un contesto post-bellico in piena Guerra Fredda. Poi si è raggiunto un ruolo d’intermediazione tra alcuni paesi arabi e quelli dell'ex-Yugoslavia, mentre dal punto di vista economica i prodotti italiani esportati erano quelli legati alla qualità. Adesso con la generale stagnazione e crisi economica anche questo ruolo è pressoché debilitato e l'Italia si trova come influenza in uno dei suoi bassi storici.
    Per meglio affermarsi in un contesto mondiale bisogna aumentare la possibilità industriali italiane e cercare di creare una situazione di potenza nel Mediterraneo, assumendo un ruolo privilegiato per rapportarsi con qualunque paese che lo tocchi, dai Balcani e ai paesi musulmani, affermando sopratutto un predominio del commercio italiano in questo settore.

    Terrorismo.

    Riguardo al terrorismo bisogna combatterlo efficacemente sul territorio con il rafforzamento dell'Arma dei Carabinieri coaudiata nel lavoro da una polizia specializzata alla lotta al terrorismo con ampie possibilità d’azione che controlli qualunque attività d’immigrati e clandestini. Inoltre bisogna che anche alcune squadre della flotta italiana sorveglino le coste rimandando indietro qualunque nave di immigrati clandestini.
    Noi populares inoltre siamo dell'idea che proprio nella questione del terrorismo internazionale, che ha raggiunto con il fondamentalismo islamico enormi proporzioni, non ha alcuna giustificazione una dichiarazione di guerra preventiva, sempre portando come esempio l'Iraq e l'Afghanistan. Lo si combatta nel proprio territorio dunque questo terrorismo senza violare la sovranità di altri stati sovrani come gli altri dichiarandogli guerra per questo terrorismo che noi giudichiamo più pretesto che causa.

    Immigrazione.

    Terrorismo ed UE ci porta direttamente ad un'altra questione, quella dell'immigrazione di numerose genti verso i paesi Europei e dunque anche verso l'Italia, considerato quasi paese d’entrata per l'Europa.
    La nostra posizione è contraria a questo fenomeno. La costituzione permetteva l'immigrazione per persone provenienti da paesi in situazione di crisi, ma adesso cambiati i tempi questa concezione non è più applicabile in quando il fenomeno non è temporaneo, ma quasi cronico, e c'è il rischi che con il tempo destabilizzi la società italiana, frammentandola e potendo magari con il tempo causare conflitti interni.
    Innanzi tutto bisogna assolutamente cominciare a chiudere i confini evitando l'entrata di queste masse instabili che alimentano il lavoro in nero oltre a fare aumentare la presenza di masse di disoccupati, impoverendo generalmente la società italiana.
    Naturalmente la chiusura non deve essere ermetica, ma permettere per brevi periodi l'entrata di un certo numero d’immigrati seguendo accordi con i loro paesi d'origine per il numero, magari cercando di fare accordi economici-commerciali, con la preferenza delle nostre merci in questo paese e l'invio di quel numero chiuso di persone introdotte in Italia come manodopera, aiutando così le nostre industrie, garantendoci un mercato favorevole e fornendo loro un’entrata di ricchezza.

    Rapporti con emigrati Italiani all'Estero.

    L'attuale situazione di crisi economica generale dei paesi sviluppati ci porta ad immetterci nella discussione nei rapporti dell'Italia con gli ex-emigrati italiani all'estero.
    E' noto che adesso si è innescato un evento di ritorno verso l'Italia a quella immigrazione di inizio novecento. Per esempio in Argentina, paese in crisi dove vi è una grossa fetta d’Italiani emigrati.
    Di questi Italiani, molti sono i connazionali che premono per tornare in Italia, ma trovano innumerevoli difficoltà nel potere rientrare in Patria.
    Molti lamentavano della difficoltà di prendere manodopera in Italia. Per noi un’altra risposta al problema è un piano generale di reintroduzione di tutta quella massa d’italiani all'estero come in Argentina, spesso disagiati, verso l'Italia e che potrebbero ricevere lavori in Italia nelle industrie attraverso accordi generali che legassero il ritorno in Italia con il ricevimento di un contratto di lavoro favorevole sia a loro, ma anche alle industrie che troverebbero così una manodopera non eccessivamente costosa, mentre questi immigrati troverebbero un lavoro che garantisce loro un entrata di denaro.
    In ogni caso è importante il ritorno dei connazionali in Patria che aumenterebbe la massa d’Italiani e potrebbe essere una massa utilizzabile ad una ricrescita economica.

    Regionalismi.

    Adesso procediamo riguardo alla questione dei regionalismi in Italia rappresentati da diversi movimenti come la "Lega Nord" per la Padania o il "MPA" della Sicilia, insieme a numerosi altri partiti minori.
    Noi populares appoggiamo questi movimenti per la concessione di un'ampia autonomia sempre in virtù del doppio sistema d’amministrazione, ma non cediamo un passo su una divisione del territorio nazionale costato numerose vite nel passato.
    Dunque siamo concilianti con qualunque volontà di autonomia di un popolo, perchè siamo convinti che tutti noi abbiamo una doppia patria dove riconoscerci, ma non possiamo rinunciare ad una divisione delle popolazioni italiche.
    Inoltre parlando dei regionalismi possiamo aggiungere qualcosa riguardo ai movimenti indipendentisti come quelli di popolazioni oppresse, micronazioni quartomodiste e quintomodiste.
    Noi appoggiamo tutti i moti d'indipendeza di popoli che la desiderano come quella della Scozia, del Pictland, dei paesi Baschi, della situazione dell'Irlanda del Nord, del Galles, del Kurdistan e della Palestina, senza urtare eccessivamente gli interessi degli altri paesi.
    Noi riconosciamo l'esistenza delle micronazioni quartomodiste e quintomodiste, dandogli una sovranità in Internet, avendo le caratteristiche di spazio-territorio, popolo e cultura comune, ma siamo anche contro qualunque loro tentativo di staccare qualunque fetta di territorio da quello italiano.

    Sanità ed Istruzione.

    Siamo arrivati all'ultima discussione sul piano pragmatico. Riguardo alla Sanità innanzitutto noi populares siamo per una revisione dell'intero apparato, una ammodernamento delle strutture e una razionalizzazione delle risorse umane degli ospedali.
    Questo non solo deve riguardare il personale medico, ma anche e sopratutta l’amministrazione spesso troppo legata all'ambiente politico.
    Bisogna eseguire severissimi e frequenti controlli alle strutture cercando di dare una caccia a tutte le irregolarità che spesso avvengono nelle strutture ospedaliere.
    Bisogna anche riformare l'intero apparato dei finanziamenti cercando di legare la struttura ospedaliera al territorio, in modo che sia più facile il suo finanziamento.
    Anche gli stessi pagamenti, il giro dei soldi, tutto deve essere ridistribuito ed essere soggetto a controlli in modo di evitare ciò che frequentemente avviene, cioè pagamenti mal distribuiti e concentrazione di soldi in poche persone.
    Inoltre bisogna incentivare le ricerche scientifiche in modo di evitare la famosa emigrazione di cervelli che avviene qui in Italia.
    Per quando riguarda l'Istruzione bisogna dar via alla stessa procedura di controllo dell'apparato, ammodernamento delle strutture e una razionalizzazione delle risorse umane. Tutte queste procedure hanno dei costi che però diverranno un vero e proprio investimento se si riuscirà a creare una classe professionale capace di ricavare buoni redditi arricchendo l'economia nazionale.
    Bisogna anche creare una nuova legge che riformi quella Moratti, da noi considerata mera legge-pubblicità del governo Berlusconi, inefficiente e negativa.
    E innanzitutto bisogna lavorare per ridare professionalità alla classe degli insegnati e cercare di irrigidire la disciplina scolastica visto i risultati odierni anche se risulterà piuttosto impopolare ma necessaria, perchè bisogna combattere l'ignoranza ormai dilagante.

    Modificato da Caio Logero 14/09/2006 15.04
    Modificato da Caio Logero 12/12/2006 16.53


    RES PVBLICA SPQR REPUBBLICA ROMANA


    Principe del Senato di SPQR

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    Mod di Unione Europea - Membro dello Staff
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    ----------------------------------------
    "Io sono Cesare, non re"
    "Alea jacta est!" C.G.Cesare
    ----------------------------------------
    "Cacciate dunque, occhi greci, la passione dell'occidente che aspetta... I santi monaci di Dio non inizieranno un giorno che Dio conosce bene... a incoronare di nuovo il re romano, ed ad attaccare un croce sul suo petto?"
    I Bizantini
    ---------------------------------------
    "Che cosa eri tu o Roma, intatta, se le tue rovine sono più grandi dell'intero mondo che ti è accanto?" Ildeberto di Lavardin
    ----------------------------------------
    * "Nella vita di noi Italiani ci sono tanti Maggi radiosi e troppi Inverni lunghi"
    * "La plebe Italiana è mutevole come il mare"
    * "Non esistono vittorie totali, solo sconfitte incondizionate"
    Caio Logero
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    00 27/08/2006 11:09
    MODIFICATO

    *Aggiunta seconda parte.
    Modificato da Caio Logero 04/10/2006 15.33


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    00 14/09/2006 15:05
    II parte
    Ed ecco che siamo giunti alla seconda parte del nostro trattato d’ideologia politica popularum. Riaffermiamo nel soffermarci adesso che la nostra ideologia è assolutamente diversa dalle precedenti ideologie preesistenti.
    La nostra idea di libertà si fa alla libertà individuale che non è da confondersi con la libertà economica che ci offe il comunismo, o la libertà civile espressa dal fascismo, ne quella democratica della libertà politica.
    La libertà individuale sta nell’operare le nostre scelte sia in campo civile, economico che politico.
    Infatti non solo pensiamo che la Stato deve essere garante nei confronti dei suoi cittadini, garantendo loro la possibilità di soddisfare i loro bisogni economici, anche attraverso un severo controllo della politica economica attuata nei settori economici del paese, ma che lo stato deve intervenire cercando in ogni modo di evitare delle crisi economiche.
    Oltre a questo fatto lo Stato, garantendo la libertà economica, non deve dimenticarsi ne della libertà civile che di quella economica.
    Nella libertà civile sta buona parte della libertà individuale, in quando il cittadino deve essere in grado di operare delle scelte nel proprio livello di possibilità, senza doversi massificare in una massa omogenea.
    Infatti pensiamo che l’intera società non deve essere pari, ma che nella diversità che non opprime comunque il resto che questa stessa società si deve rappresentare, non una massa, ma una serie di individui consapevoli di potere operare delle proprio scelte in qualunque campo.
    E lo stato deve esserne sempre garante con tutti i suoi poteri, permettendo all’essere umano, di potere essere sempre un individuo.
    Infine giungiamo alla libertà politica, che deve essere garantita, in quando espressione della sovranità popolare del popolo.
    La storia della democrazia ci ha insegnato che spesso la sovranità popolare è calpestata dallo stesso fatto che la democrazia garantisce la libertà politica a tutti, anche a coloro che vorrebbero sopprimerla, e che si organizzano per farlo in partiti democratici solo di facciata, e che invece come poi questi gruppi demagogici e arrufapopolo riescano imbrogliando il popolo stesso e distorcendo a loro favore la voluntas popularum a ridurre lo stato a mera macchinetta nelle loro mani. C’è l’hanno insegnato questi la dittatura, il regime mussoliniano, il regime stalinista e soprattutto quello Hitleriano della Germania nazista.
    Dunque a questo punto noi non solo concordiamo comunque nella democrazia che propugna l’idea massima di avere come padrone l’imparziale giustizia, ma siamo anche concordi nel fatto che lo stato sotto l’egida di una mano forte, di una forte figura istituzionale con poteri sufficienti a proteggere lo stesso stato, deve difendere la libertà democratica.
    Arrivando ad un dunque sulle libertà noi quindi siamo fermamente convinti che esse devono essere sempre e comunque difese dallo stato garante verso i cittadini e la voluntas popularum, ossia la massima sovranità dello stato popolare.
    Quando al sistema delle classi, e del loro abbattimento, noi ci schieriamo contro qualunque tentativo di Rivoluzione, in quando questo è un sistema troppo violento che accelera violentemente un processo che dovrebbe essere controllato e livellato in modo lento, senza comunque massificare la società in un'unica classe sociale. Infatti noi riaffermiamo anche qui che nella diversità che non opprime l’altro che sta la libertà individuale dell’individuo.
    Quindi non una rivoluzione, ma meglio un processo storico garantito dalla perenne attività dello stato fino a raggiungere quello stato d’equilibrio sociale che è l’obbiettivo comune delle correnti politiche devote alla volontà di pace del popolo.
    La rivoluzione violenta infatti non è altro che un erroneo acceleramento dell’intero processo che porta a orripilanti vere e proprie epurazioni e a discutibili risultati che reggono sull’appiattimento della società, sulla distruzione dell’individuo. Un risultato comunque, ma non certo dei migliori.
    Anche il non-intervento è scorretto in quando comporta un processo non controllato che porterebbe sicuramente a quella fase di crisi economica della divisone tra ricchi e poveri.
    Indi il risultato meglio eseguito è a livello teorico quello propugnato del processo storico sotto l’egida statale, ma sempre restando sul teorico, perché noi da buoni pragmatisti sappiamo che nulla di quello che è espresso a livello teorico corrisponde perfettamente a quello che avviene a livello pratico.



    RES PVBLICA SPQR REPUBBLICA ROMANA


    Principe del Senato di SPQR

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    "Io sono Cesare, non re"
    "Alea jacta est!" C.G.Cesare
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    "Cacciate dunque, occhi greci, la passione dell'occidente che aspetta... I santi monaci di Dio non inizieranno un giorno che Dio conosce bene... a incoronare di nuovo il re romano, ed ad attaccare un croce sul suo petto?"
    I Bizantini
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    "Che cosa eri tu o Roma, intatta, se le tue rovine sono più grandi dell'intero mondo che ti è accanto?" Ildeberto di Lavardin
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    * "Nella vita di noi Italiani ci sono tanti Maggi radiosi e troppi Inverni lunghi"
    * "La plebe Italiana è mutevole come il mare"
    * "Non esistono vittorie totali, solo sconfitte incondizionate"
    Caio Logero
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    00 04/10/2006 15:34
    III Parte: Autonomie e Indipendenze
    Approfondimento. In preparazione.


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