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Andrea Finocchiaro Aprile, l'ultimo politico romantico

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    Mario Turri
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    00 27/11/2006 22:29
    Andrea Finocchiaro Aprile è stato uno degli uomini politici siciliani più noti della prima metà del ’900: il padre Camillo, più volte ministro del regno (tra il 1892 ed il 1914), si era sposato con Giovanna Sartorio (di Lercara Friddi) ed Andrea, nato a Palermo nel 1878, trascorse la sua infanzia in paese. Con la madre, i fratelli (Ema-nuele, Lina e Sara) e gli altri parenti Sartorio, abitò nell’omonimo palazzo settecentesco lercarese, fin quan-do si trasferì a Palermo per compiere gli studi, laureandosi in giurisprudenza. Dopo la morte del padre (1916) Andrea Finocchiaro ne prese il posto nella leadership della corrente dei nittiani in Sicilia. Negli anni ’10 e ’20, anni in cui venne eletto tre volte consecutive alla Camera dei deputati nel collegio di Corleone (1913-1924), fu con Vittorio Emanuele Orlando uno dei maggiori esponenti liberali nell’isola, collocati rispet-tivamente nel partito alla sinistra ed alla destra interna. Fu sottosegretario alla guerra ed al tesoro (governo Nitti, 1919) e professore di storia del diritto all’università di Ferrara e di diritto ecclesiastico a Pisa. Durante le competizioni elettorali ricercò il sostegno che potevano fornire enti di ambienti non propriamente liberali, cat-tolici e socialisti, casse rurali e cooperative, alle quali prestava il suo interesse politico. All’avvento del fasci-smo i liberali siciliani si divisero: la destra di Orlando (in una prima fase) con Mussolini, i radicali guidati da Finocchiaro all’opposizione. Andrea Finocchiaro terrà questo atteggiamento, ma in tono ridotto, date le cir-costanze, durante tutto il ventennio, connotandolo con rivendicazioni di giustizialismo storico per la Sicilia di fronte al resto dell’Italia unitaria, atteggiamento che assumerà il suo clamore separatista negli anni ’40 dopo la caduta del fascismo. I fautori di queste idee si raccolsero attorno alla Società degli agricoltori siciliani, un raggruppamento dei latifondisti il cui principale rappresentante era il barone Lucio Tasca di Bordonaro. Sotto il fascismo Andrea Finocchiaro esercitò la professione forense nel suo studio romano. Dopo la vittoria nella guerra d’Africa del 1935-36 incoraggiò la traslazione della salma del padre, avvenuta il 5 aprile 1938, da Roma alla chiesa di san Domenico a Palermo (dove riposano i Siciliani illustri), poiché questo, dopo l’eccidio di Dogali (1887) e la sconfitta di Adua (1896) aveva mostrato una reazione fieramente nazionale. Questo gesto servì al Finocchiaro per attenuare i sospetti che il fascismo nutriva su di lui e la sua attività politica. Nel periodo 1939-41 iniziò a trattare con il governo inglese una secessione dell’isola. Le prime avvisaglie di se-paratismo si ebbero nel 1942 col barone Lucio Tasca (che, nel settembre 1943, sarà scelto dagli Alleati co-me sindaco pro tempore di Palermo). Finocchiaro Aprile aveva lasciato Roma per Palermo, prima che gli Americani vi giungessero, costituendo il nucleo del movimento indipendentista. Dopo lo sbarco degli Alleati, quando questi giunsero a Palermo (23 luglio ’43), fece loro pervenire le richieste di indipendenza dell’isola. Questi intanto istituirono per amministrare la Sicilia (agosto ’43-febbraio ’44) l’AMGOT (allied military gover-nment occupied territories), con sede a Palermo ed a capo Lord Rennel ed il colonnello Charles Poletti. Fi-nocchiaro era amico d’entrambi, tant’è che dei 76 sindaci che questi nominarono in provincia di Palermo, 67 erano indipendentisti. Il 10 gennaio 1944 gli Alleati revocarono l’ordine di divieto alle manifestazioni politiche, e Finocchiaro Aprile il 16 tenne a Palermo il suo primo comizio separatista, primo di una lunga serie. L’undici febbraio fu anche revocato lo stato di occupazione militare in Sicilia e l’isola fu di pertinenza amministrativa del governo del regno del sud. Il 1944 fu per il MIS l’anno del boom: 480.000 iscritti contro i 110.00 degli altri partiti. Dal canto loro le forze politiche di levatura nazionale si ricostituirono apertamente: nel giorno del nata-le di Roma e della festa dei lavoratori del ’45, manifestanti rispettivamente di destra e di sinistra distrugge-ranno le sedi del MIS di Palermo e Catania. Il 27 maggio 1944 a Regalbuto, durante un comizio, Finocchiaro scampò ad un attentato. In quest’anno nel giorno della vigilia dell’anniversario della caduta del fascismo rin-novò le istanze d’indipendenza attraverso le Nazioni Unite. Il MIS terrà nella sua breve ma intensa vita tre congressi: a Taormina nell’ottobre del ’44, a Palermo il 14-16 aprile 1945, nuovamente a Taormina il 31 gennaio 1947. All’inizio del ’45 si cominciò a parlare di autonomia regionale e l’alto commissario per la re-gione Sicilia, figura impiantata nel marzo del ’44, istituì una commissione per l’elaborazione dello statuto: la cosa non piacque agli indipendentisti che rinnovarono agli Alleati le loro richieste di secessione e di repub-blica, o in alternativa il ritorno dello stato di occupazione militare. Nel dibattito politico di allora si proponeva-no diverse ipotesi di risoluzione del problema Sicilia: due corone unite nella persona del monarca sabaudo, una Sicilia indipendente federata al resto della penisola o agli USA. Il disinteresse degli Alleati stimolò la formazione dell’EVIS (esercito volontario per l’indipendenza siciliana – fondato dal professore catanese An-tonio Canepa ucciso in uno scontro con i carabinieri il 17 giugno 1945 – che aveva il comando generale a Palermo e che operò tra la fine del ’44 ed il ’45) i cui componenti, considerati dei fuorilegge – già le sedi del MIS erano state chiuse per disposizione dell’alto commissario Aldisio, notoriamente antiseparatista – furono braccati dalle forze di polizia, con cui ci saranno diversi conflitti a fuoco provocando purtroppo diverse vitti-me. Andrea Finocchiaro fu arrestato a Palermo il 2 ottobre, tradotto all’isola di Ponza, e liberato cinque mesi dopo a marzo. Dopo le dimissioni di Aldisio, che aveva sostituito Francesco Musotto, all’inizio del ’46 da alto commissario, i leaders del separatismo incontrarono a Roma alla fine di marzo il ministro per gli affari interni Romita a cui Finocchiaro Aprile, recentemente scarcerato, ribadì le canoniche richieste. Ritornato a Palermo fu accolto trionfalmente: tenne due comizi, davanti ad una marea di gente, a Boccadifalco ed a piazza Ca-stelnuovo (Politeama), ed in serata si rivolse ai Siciliani alla radio. Per le elezioni alla costituente gli indipen-dentisti, che appoggeranno la monarchia, dopo aver abbandonato le posizioni repubblicane nella speranza di trovare un interlocutore ben disposto, poterono tornare alla luce. Lo statuto autonomistico fu concesso alla Sicilia prima del voto istituzionale (referendum e costituente). A quest’ultima risultarono eletti 4 indipendenti-sti: nella Sicilia occidentale Andrea Finocchiaro Aprile (34.068 voti), Antonino Varvaro (18.520); in quella o-rientale Concetto Gallo (14.749), Attilio Castrogiovanni (10.514: subentrato ad Andrea Finocchiaro Aprile, 12.867). Gallo e Castrogiovanni erano in stato di reclusione al momento dell’elezione in seguito alla quale furono scarcerati. Dopo la vittoria della repubblica nel referendum la dirigenza del MIS diramò un comunicato stampa: “[…] Il Referendum del 2 giugno 1946, decidendo, in difformità dalla maggioranza del popolo sicilia-no, la eliminazione di quella dinastia che, pel Plebiscito del 1860, costituì il vincolo di unione della Sicilia, col Regno di Savoja, ha sciolto di diritto il vincolo medesimo. Conseguenza di ciò è che il popolo siciliano, con la caduta della Monarchia di Savoja, ha riacquistato la propria sovranità […]. E pertanto spetta al popolo sici-liano il diritto ad un Plebiscito affinché, liberamente e sovranamente, si pronunzi su i termini e sulla forma di una nuova unione con i popoli italiani.” Il quartetto alla costituente subì la defezione di Varvaro, fino a quel momento segretario del movimento, condizionato dalle pressioni della sinistra, avversa alla concessione del-le larghe autonomie contenute nello statuto, nella discussione sul coordinamento con la nuova costituzione repubblicana. Finocchiaro Aprile denunciò a Montecitorio lo stato di segregazione e di emarginazione e l’ostilità con cui erano stati trattati gli indipendentisti; numerosi i suoi interventi durante i quali attaccò anche la DC per il suo monopolio del potere, rischiando di essere assalito dai democristiani durante il dibattito. Do-po le dimissioni di Varvaro dalla segreteria si procedette al riordino della stessa e dell’assetto dell’intero par-tito: segretario pro tempore venne nominato Antonino Di Matteo che incaricò per il riassetto nella Sicilia oc-cidentale il triumvirato Gioacchino Germanà - De Simone - Zalapì, in Sicilia orientale l’on. Castrogiovanni. Il 3 novembre a Palermo la terna Germanà - De Simone - Zalapì azzerò le cariche del partito fuorché quella di Finocchiaro Aprile, ed indisse un congresso del partito sempre nel capoluogo per il 17-18 novembre, che pe-rò non si tenne a causa dell’imminenza delle elezioni amministrative siciliane (ottobre). Avevano dichiarato: “Reputiamo traditore della nostra santa causa chi, in seno al M.I.S., agita questioni istituzionali o sociali o po-litiche che, essendo per noi siciliani indipendentisti assolutamente premature, mirano soltanto ad indebolire le nostre forze”. Il 30 novembre a Palermo il comitato nazionale del MIS conferì i nuovi incarichi: presidente Andrea Finocchiaro Aprile, segretario Attilio Castrogiovanni, vicesegretario Gioacchino Germanà (di Lercara Friddi). All’inizio del ’47 Varvaro fu espulso dal MIS che avrebbe voluto trasformare in MISDR (movimento per l’indipendenza della Sicilia democratico repubblicano), di indirizzo appunto repubblicano ed alleato della sinistra, mentre il MIS finocchiariano cercava l’appoggio dei monarchici. Alle elezioni regionali del 20 maggio 1947 le liste del MIS ottennero 171.470 voti ed otto deputati: Andrea Finocchiaro Aprile, Gioacchino Germa-nà, Concetto Gallo, Attilio Castrogiovanni, Giuseppe Caltabiano, Rosario Cacopardo, Gaetano Drago, Pietro Landolina. Varvaro col MISDR nessun deputato ed appena 19.542 voti. Alla fine del 1947 la Costituente sta-bilì che i deputati che avessero alla spalle quantomeno tre legislature fossero nominati automaticamente membri del senato repubblicano: Andrea Finocchiaro fieramente rifiutò, poiché preferiva la competizione a-perta e democratica. Ma alle politiche del 18 aprile del ’48 il MIS non ottenne nessun seggio ed Andrea Fi-nocchiaro lasciò la presidenza del partito. Già si era dimesso dall’ARS il 2 marzo (gli subentrò Vincenzo Bongiorno). Nel 1951 all’ARS non fu eletto nessun indipendentista (fu adottata nell’imminenza del voto una legge che aboliva il collegio unico regionale e lasciava solamente le nove circoscrizioni provinciali). Andrea Finocchiaro fu nell’ultimo tratto della sua carriera politica anche membro effettivo dell’Alta Corte per la Re-gione siciliana (artt. 24-30 dello Statuto). Morì a Palermo nel 1964, dove fu anche docente di diritto.

    [www.laltrasicilia.org, di Danilo Caruso]

    Ecco l'omaggio al grande Finocchiaro.
    "...Iddio le stese dogni intorno i mari per separarla da tuttaltra terra e difenderla dai suoi nemici. La fece così grande di estensione, temperata di clima, fertile di suolo, da bastare non soltanto alla vita di più milioni di uomini, ma anche ai comodi, al lusso, ad ogni godimento, ad ogni industria, ad ogni commercio.."

    "Quando faremo la repubblica sociale in Sicilia i feudatari ci dovranno dare le loro terre se non vorranno darci le loro teste"

    A.Canepa- alias Mario Turri

    "Giovinezza, giovinezza - il fascismo è 'na schifezza - Mussolini è un pupu 'i pezza - viva 'a nostra libbirtà!"


    "Non vulemi sfruttaturi, non vulemi cchiù tiranni; lu distinu nostru è granni nni la paci e l'onestà.
    La bannera siciliana, è lu signu di l'onuri, è lo focu di l'amuri, ppi la nostra libbirtà."
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    Caio Logero
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    00 21/12/2006 12:40
    Fatto bene
    Vero, acconsento col dire che è davvero l'ultimo politico romantico della politica italiana; un grande, senza dubbio..... c'è ne vorrebbero di più di politici del genere al giorno d'oggi.


    RES PVBLICA SPQR REPUBBLICA ROMANA


    Principe del Senato di SPQR

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    "Cacciate dunque, occhi greci, la passione dell'occidente che aspetta... I santi monaci di Dio non inizieranno un giorno che Dio conosce bene... a incoronare di nuovo il re romano, ed ad attaccare un croce sul suo petto?"
    I Bizantini
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    "Che cosa eri tu o Roma, intatta, se le tue rovine sono più grandi dell'intero mondo che ti è accanto?" Ildeberto di Lavardin
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    * "Nella vita di noi Italiani ci sono tanti Maggi radiosi e troppi Inverni lunghi"
    * "La plebe Italiana è mutevole come il mare"
    * "Non esistono vittorie totali, solo sconfitte incondizionate"
    Caio Logero
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