00 29/01/2007 14:50
Intervista a "Caio Logero" - Fatta da -Giona-
Lillo, 15 anni, da Enna, studente di liceo classico. Giusto?
Sì, esattamente, proprio io. Praticamente quasi 16, però.

Si sente spesso dire che i giovani (e i giovanissimi in particolare) sono disamorati dalla politica. Tu invece sembri una felice eccezione, al punto da essere il fondatore di un movimento d'opinione.

Esattamente, sembro essere una felice eccezione. I giovani d'oggi per definizione sono detti spesso apolitici. Ebbene, io penso che questa affermazione sia del tutto scorretta. Diciamo piuttosto che ai giovani non si dà più un ideale in cui credere, in cui specchiarsi. Una volta delusi, allora, e anche diciamo confusi da atteggiamenti sbagliati degli adulti, essi preferiscono essere estraniati dalle diatribe politiche.
Personalmente, considero la politica come un impegno sociale, morale, civico del cittadino, che con questo impegno manifesta la propria attività all'interno di uno stato. Non farlo sarebbe un delitto ancor maggiore, perché da una parte dimostrerebbe la sua passività e disinteresse, ma sopratutto lascerebbe campo a gente senza scrupoli, che alla fine finirebbero per ledere alla comunità tutta.
Infine parli di un mio movimento d'opinione politico, esso è l'MNP. Un movimento fondamentalmente giovanile, che si pone come possibile evoluzione tra tante ideologie politiche, e che sopratutto tenta di fornire quell'ideale che ai giovani d'oggi manca, quello d'amare la politica, quello d'amare la propria società, quello di lottare per essa e per le idee che vi nascono.

Ecco, proprio l'MNP. Prevedi che un giorno possa partecipare a delle vere elezioni (magari amministrative locali)?

Questo sarebbe, più che un sogno, anche un obbiettivo. Una possibilità che stiamo ricorrendo, e che sembra rientrare comunque nel novero delle cose possibili. Noi ci crediamo, io ci credo. E in che cosa potrebbe sfociare la nostra attività intellettuale se non in questo impegno serio e concreto? Noi perseguiamo con determinazione la volontà di entrare in politica, di andare magari ad elezioni, iniziando magari con delle amministrative locali. La mia idea è quella di potere divenire, con una buona dose di fortuna, l'ideologia del nuovo Millennio. Un obbiettivo ambizioso, direi, ma se non si osa in questa vita, si rimarrà sempre nell'oblio del rimorso. Del non averci provato e creduto.

Il programma dell'MNP è "trasversale", ma sembra posizionarsi prevalentemente su posizioni abbastanza conservatrici. Però i tuoi giudizi sulla destra italiana non sono per niente teneri...

Il nostro giudizio è obbiettivo e pragmatico; non serve nascondersi dietro a delle posizioni per capire ciò che sembra evidente: il Governo Berlusconi, eccetto per la sua longevità e stabilità, è stato altamente deleterio per il paese per la sua netta incapacità di reagire a quei avvenimenti di portata mondiale che, insieme a scelte sbagliate dettate da interessi personali, quasi direi di classe, hanno portato allo sfacelo il sistema economico italiano. Se ciò era qualcosa che comunque sarebbe dovuto avvenire, non è stato fatto nulla per attutire l'impatto. Non si governa gridando al popolo di tagliare le tasse, né si governa col panem et circenses.
Di contro siamo più che contenti delle scelte governative del governo Prodi, che sta lavorando senza farsi condizionare dalla mutevole opinione pubblica, ponendosi l'oneroso obbiettivo di risanare senza mezzi termini le finanze pubbliche. Se gli italiani credevano che ciò non comportasse sacrifici, mi dispiace dirlo, ma davvero non hanno capito che presto la situazione potrebbe pure peggiorare.

Si dice tanto che uno dei mali della Sicilia sia la Mafia. Qual è il tuo giudizio in merito?

La Mafia è un problema della Sicilia, è vero. Ma la deliquenza, ad essere sincero, è un fenomeno che aggredisce qualunque paese, magari con proprie connotazioni. La Mafia, in particolare, dico schiettamente, è il prodotto di un colonialismo italiano che è durato tutta la durata del Regno d'Italia, un colonialismo duro, feroce, stupido. Questo scontro, in pratica una occupazione, una guerra civile, è costata non meno di 300.000 morti.
Dopo, con l'Autonomia Siciliana, un trattato che si è rivelato una FARSA, la situazione d'abbandono è pressoché peggiorata. Non si può in pochi anni recuperare un secolo di errori. Dico un piccolo annedoto: quando contestarono il grado di abbandono della Sicilia al cav. Benito Mussolini, Duce del Fascismo, egli rispose "La Sicilia.... ma io l'ho data a De Bono", e vorrei fare notare come questi fosse all'epoca nientemeno che Ministro delle Colonie. E questo la dice lunga.
La Mafia, piuttosto, è un problema che va combatutto. Personalmente però penso che il problema più grave per l'isola sia il fatalismo e la rassegnazione a vivere in un paese scellerato tipico della orgogliosa popolazione siciliana. E mi offendo, quando odo personaggi come Bossi attaccare senza ritegno i terroni meridionali, farneticando di mantenerci, quando di quei sussidi di cui parla, nascono praticamente dai contribuenti siciliani allo Stato, che vengono reinvestiti al Sud.

Si sente però dire che la lotta alla mafia operata dal fascismo sia stata piú efficace di quella dell'Italia repubblicana, grazie al "prefetto di ferro" Mori.

Sì, fu una lotta spietata. E per questo fu un errore, perché permise alla Mafia di radicarsi dopo la caduta del fascismo, fondendosi ad un certo sentimento antifascista. La repressione ha modificato la Mafia, che così non fu più un brigantaggio romantico, ma mera criminalità.

Allora ritieni che il modello di autonomia regionale che hanno in mente molti settentrionali sia conciliabile con quello auspicato da molti meridionali o si tratta di due cose completamente diverse?

Bisogna fare un'osservazione ben diversa; entrambi i modelli sono nati in situazioni assolutamente diverse. I Siciliani sono sempre stati nazionalisti, è una cosa risaputa. L'idea di nazione siciliana nasce in loro da oltre un millennio. E loro credono di esserlo. Il movimento padano, invece, si fonda su motivazioni prevalentemente economiche e razziste.
In ogni caso, a riguardo, nel movimento popularista del MNP, sta nascendo un idea del cosidetto Doppio Sistema, per poco descritto nelle carte del movimento, ma che potrebbe divenire il nostro cavallo da battaglia. Esso, nasce da idee di varia natura, e inquadra la conformazione di uno stato in tutti i suoi aspetti, morali, ideologici, e anche in rapporto di un sistema di autonomia e centralismo. Uno stato forte, ma che garantisce, ai territori ad esso affidati, un'ampia autonomia amministrativa.

Il "doppio sistema": di che cosa si tratta, in maggior dettaglio?

Realizzazione del Doppio Sistema di Governo, ossia uno stato sdoppiato nelle funzioni, formato da una serie di stati federati sottoposti all’autorità di uno stato centrale, che, se permette da una parte di difendere autonomie e interessi locali, lascia intatta la composizione dello stato come unica solida entità. Lo stato è composto da un unico parlamento comunitario retto da una forte figura istituzionale nella figura del Super-Presidente o qualunque dizione ad egli attribuita, magari primo console, e da una serie di parlamenti in riferimento alla composizione della popolazione dello stato stesso.
La divisioni dei poteri è tale da permettere sempre e comunque l’intervento dello stato centrale nelle questioni interne degli stati federati, pur lasciando ad essi un margine d’autonomia abbastanza ampio nelle questioni interne. In Italia sarebbe applicabile nella suddivisione dello stato nei sottostati di Padania, Italia, Sicilia, Sardegna, Alto Adige, ma questa sarebbe poi una questione da definire. Ogni sottostato federato sarebbe organizzato come un vero e proprio stato, con proprie
ma sarebbe soggetto all’arbitrio incondizionato dello stato centrale.
Lo stato centrale continuerebbe a mantenere le proprie strutture all’interno degli stati membri, naturalmente snelliti, con compiti di controllo rimanendo sempre e comunque un unico stato con quelli membri, pur garantendone forti autonomie amministrative.
Le suddivisioni dei poteri sarebbe in alcuni campi netta, come nel caso di politica estera ed esercito che rimarrebbero allo stato centrale, in altri sarebbe realizzato un potere decisionale congiunto, e in quelli strettamente amministrativi locale.
In ogni caso, l’idea del Doppio-Sistema andrebbe attualizzata nella forte figura istituzionale di un Super-Presidente.

Quindi il Super-Presidente costituirebbe un forte bilanciamento delle autonomie locali. E se invece ci fosse un Super-Monarca?

Personalmente, penso che oggi come oggi la differenza sarebbe minima, piuttosto formale a dire la verità che lo si chiami re, presidente, imperatore o primo console. In ogni caso la sua autorità sarebbe vincolata costituzionalmente e regolamentata.

Nel vecchio nome del tuo movimento compariva l'aggettivo "cristiano". Quale ritieni che dabba essere il ruolo della religione nella vita politica attuale, in cui un sempre maggior numero di cittadini aderisce a fedi diverse da quella maggioritaria o a nessuna?

Da un punto di vista politica voglio ribadire il concetto di libera Chiesa in libero Stato. Le autorità ecclesiastiche sono relative allo Stato del Vaticano come ribadito nei vari concordati, e non hanno alcuna autorità all'interno dello stato nazionale Italiano. L'aggettivo, piuttosto che alla Chiesa Cattolica, era in riferimento solamente ai "valori cristiani" che non implicano per forza uno stretto legame con la religione cristiana, ma piuttosto a quei valori a livello sociale che essa può trasmettere. Insomma una scelta di un campo, che poi coincide con quella dello stato di cui facciamo parte dalla nascita, con la sua tradizione e storia. Scelta libera senza alcun privilegio; la difesa alla vita, prendendo un esempio, non è solamente cristiana, ma dovrebbe essere una lotta per tutti gli uomini per il semplice fatto che è l'unica caratteristica che li accomuna tutti.
Poi volendo parlare a livello personale non mi faccio problemi a dichiararmi agnostico, ma ciò non dovrebbe essere visto come una incoerenza, piuttosto come un incentivo, in quanto sempre per scelta seguo valori cristiani e sempre per scelta non ne sono condizionato da bigotto.
La religione va intesa come valore, non come lotta per raggiungere a tutti i costi una verità ineluttabile accettata per forza da tutta, giacché come diceva Simmaco "Che importanza ha la strada per giungere al Vero? L'importante è sapere che non si arriverà mai a scoprirlo."

Possiamo chiudere qui. Grazie per la disponibilità.

Perfetto, arrivederci Giona.


________________________________________________________________
Preso da Storia del Mondo di Seth Gecko, con consenso di -Giona-.

[Modificato da Caio Logero 31/01/2007 16.41]



RES PVBLICA SPQR REPUBBLICA ROMANA


Principe del Senato di SPQR

_________________________________________________


Mod di Unione Europea - Membro dello Staff
_________________________________________________




----------------------------------------
"Io sono Cesare, non re"
"Alea jacta est!" C.G.Cesare
----------------------------------------
"Cacciate dunque, occhi greci, la passione dell'occidente che aspetta... I santi monaci di Dio non inizieranno un giorno che Dio conosce bene... a incoronare di nuovo il re romano, ed ad attaccare un croce sul suo petto?"
I Bizantini
---------------------------------------
"Che cosa eri tu o Roma, intatta, se le tue rovine sono più grandi dell'intero mondo che ti è accanto?" Ildeberto di Lavardin
----------------------------------------
* "Nella vita di noi Italiani ci sono tanti Maggi radiosi e troppi Inverni lunghi"
* "La plebe Italiana è mutevole come il mare"
* "Non esistono vittorie totali, solo sconfitte incondizionate"
Caio Logero
----------------------------------------