00 16/12/2006 21:37
Non vi sono dubbi:in confronto con le altre grandi potenze l'italia era più debole nel 1940 che nel 1914.
Non solo per le tattiche militari,che erano solo la punta dell'iceberg,ma per tutto il sistema.
Solo per l'economia cito Kennedy,già postato tempo fa su RTW.

Sull'economia di guerra,citiamo Paul Kennedy(ascesa e declino delle grandi potenze):

Alla radice della debolezza dell'italia c'era il suo continuo basarsi sulla piccola agricoltura che nel 1920 era responsabile del 40% del PNL e assorbiva il 50% della popolazione attiva.
Il fatto che ancora nel 1938 più della matà della spesa di una famiglia venisse destinata al cibo era ulteriore segno di questa arretratezza.
Lungi dal modificare proporzioni,il fascismo,con la sua esaltazione della virtù della vita rurale,si prodigò per sostenere l'agricoltura con una raffica di iniziative,comprese tariffe doganali protezioniste,diffusa bonifica di terre e,infine,controllo totale del mercato del grano.
Era importante,per gli obbiettivi del regime,la necessità di diminuire la dipendenza dai produttori di cibo stranieri e il forte desiderio di prevenire un altro esodo dei contadini verso le città (...)
la conseguenza fu una grave sottooccupazione delle campagne,con tutte le relative caratteristiche di bassa produttività,analfabetismo,enormi disparità regionali.

Data la natura relativamente arretrata dell'economia italiana e la volontà dello stato di spendere denaro sopratutto per la conservazione dell'agricoltura su piccola scala,non sorprende che la quantità di capitali disponibile per gli investimenti imprenditoriali fosse limitata.
Se la WW1 aveva già ridotto le riserve di capitali la depressione conomica e la svolta protezionista portarono ulteriori danni.
Per la verità le società che ebbero una spinta dalle ordinazioni di aerei e autocarri fecero buoni guadagni ma non si può dire che lo sviluppo industriale italiano avesse beneficiato in generale della scelta autarchica:le tariffe doganali protessero i produttori inefficenti,mentre il generale neo mercantilismo dell'epoca diminuì l'afflusso di investimenti stranieri che tanto in precedenza aveva fatto per stimolare il progresso industriale italiano.

Nle 1938 l'italia aveva soltanto il 2,8 per cento della produzione manifatturiera modiale,produceva il 2,1 per cento dell'acciaio,l'uno per cento della ghisa,lo 0,7 per cento dei minerali ferrosi e un incredibile 0,1 per cento del carbone e consumava una quantità di energia di fonti moderne enormemente inferiore a quella delle altre potenze.

In contrasto con l'evidente ansia di Mussolini di dichiarare guerra alla francia o addirittura a francia e gran bretagna insieme,vale la pena di notare che l'italia dipendeva in modo imbarazzante dalle importazioni di fertilizzanti,carbone,ferro,gomma,rame e altre materie prime essenzialiche dovevano passare per gibilterra o suez,per lo più trasportate da navi britanniche.



Specialmente leggere gli effetti sull'economia delle politiche fasciste.
Poi quì non si considerano gli aspetti politici e strategici:l'italia si era aggiogata ad una potenza superiore e resa indissolubilmente satellite,quindi se la germania avesse vinto l'italia sarebbe stata satellite,se avesse perso l'italia sarebbe stata sconfitta.


« Al futuro o al passato, a un tempo in cui il pensiero è libero, quando gli uomini sono differenti l'uno dall'altro e non vivono soli...
a un tempo in cui esiste la verità e quel che è fatto non può essere disfatto."
George Orwell


"Credi tu, gli chiesi, che io abbia ragione o torto?
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E allora perchè dovrei fuggire?"
Emilio Lussu "Marcia su Roma e dintorni"